My love is where you left it

NIGHT FLOWERS

Riporre le speranze in una nuova primavera resta sempre la cosa più facile. E ti arrendi, con uguale misura di malinconia e impazienza, al gioco che già conosci di promesse non mantenute, aspettative eccessive, una settimana di pioggia per una giornata di sole, la bici, le strade, i nuovi dischi da ascoltare. Fingi di non ricordare le inquietudini e gli abbandoni, e come ogni volta pretendi di credere di avere tutto il tempo. Ti arrendi e un po’ ti fa comodo così. Sono stagioni in cui daresti ogni cosa pur di tornare a sentire di avere voglia di aspettare qualcosa.
Wild Notion, il disco d’esordio dei Night Flowers fa al caso tuo: anche lui come te un po’ si lascia andare e un po’ resta sulle sue, incerto sul deja-vù (“A lot of the album deals with time, place and memory. The memory often plays tricks and blurs the lines between present, past and future tense”, spiega il chitarrista Greg Ullyart). È un cielo d’aprile che a volte si affaccia già sul nuovo da cominciare, e a volte si mostra opaco, variabile, restio e nuvoloso.
La tripletta di canzoni in apertura alza subito la posta in maniera considerevole, e anche se non sempre il resto della scaletta sembra in grado di reggere il passo, forse nell’indiepop abbiamo imparato a essere contenti di queste promesse di primavera. La romantica Sandcastles è di una dolcezza Cardigans, e il modo in cui sfocia dentro le chitarre irruenti di Night Live, quasi da Teenage Fanclub alle prese con una cover dei Pains Of Being Pure at Heart, ti lascia addosso quell’euforia da primo pomeriggio in maglietta e aria nuova sulla pelle. Resolver arriva a portare la giusta sintesi, pareggiando il conto tra jangling guitars e ritornelli zuccherosi che non si staccano dai pensieri.
Basterebbe già questo alla band londinese (ma con la voce squillante di Sophia Pettit che arriva da Boston) per conquistarci, ma qui e là compaiono alcune autentiche gemme, come la ballata Fireworks, che sembra quasi una versione mainstream (si fa per dire) di certi Flowers, oppure la sgargiante Hey Love, che potrebbe stare dopo Friday I'm In Love in una ideale playlist. In alcuni altri episodi, invece, mi pare che i Night Flowers si trascinino senza troppa convinzione, ma in fondo è il piccolo prezzo che accettiamo di pagare ogni primavera, la prevedibile resa per tutta la voglia di correre che vogliamo ritrovare una volta di più.





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