So wild

King Khan and the Shrines – Idle No More

L'altra sera stavo mettendo dischi al Caffè Boglione e a un certo punto ho fatto partire Better Luck Next Time, dall'ultimo album di King Khan & The Shrines, Idle No More. Un ragazzino con la metà dei miei anni è saltato verso il mixer sorridendo: "ho il vinile di questo, lui è davvero un grande, grazie!", ha battuto cinque ed è tornato a ballare. Io mi accontento di poco e non sono un dj: momenti come questo restano per me la migliore ricompensa. Avrei scommesso che una canzone decisamente poco popolare avrebbe svuotato la pista, ma dopo un'oretta di Northern Soul avevo comunque voglia di passare a qualcosa di più rock e King Khan era la giusta connessione, con la sua miscela iper-energetica di funk e garage.
Anche Idle No More, nonostante siano passati cinque anni e un pesante esaurimento nervoso dall'ultima uscita, tiene l'acceleratore schiacciato al massimo per quasi l'intera scaletta. Eppure è un disco che parla di quanto sia complicato conquistare il propio equilibrio e di quanto sia faticoso comprendere che le sconfitte e il dolore fanno parte della battaglia (e forse anche del premio finale).
La canzone d'apertura si intitola programmaticamente Born To Die, poderosa e psichedelica, e gli ultimi due versi assomigliano a una sintesi delle condizioni in cui ha scritto il disco, o forse a una filosofia di vita per King Khan: "leave your soul in bliss / if all else fails just leave with a kiss". Il mondo, da cima a fondo, fin dentro le tue vene e i tuoi desideri, è pieno di Darkness, come canta la triste ballata dedicata all'amico scomparso Jay Reatard. Il mondo non ti lascia vedere chi sei veramente e cosa sarebbe giusto fare (I Got Made): "I live for today cuz tomorrow always seems too far away". Ma nonostante tutto questo, l'energia e la determinazione a King Khan non mancano mai. Lo senti nei fiati degli Shrines che spingono, sempre più in alto, lo senti nelle percussioni che tuonano, lo senti nell'elettricità irruente, forse primitiva ma ancora ben accesa dentro le sei corde, lo senti nella sua voce che tra il rauco e il falsetto non si risparmia un istante.
E alla fine forse la cosa più importante questo disco ce la consegna nella prima strofa di So Wild, anche questa dedicata a un caro amico scomparso:

I drink to your memory
And how we took the world by storm
Laughing at all them tragedies
That made us who we are today
That made us go so far far away
That made us wanna go so wild

(mp3) King Khan & The Shrines - Better Luck Next Time

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