"What if college kids stop thinking it’s cool to buy vinyl?"


Coincidenze nel feed reader. In questi giorni si parla di negozi di dischi: roba da sopravvissuti, forse eroici, comunque eredi di un'altra epoca, forse al tramonto. Da una parte Andrea Girolami, che partendo dalla discussione "Analogico VS Digitale" se la prende con i frequentatori, lo stereotipo da Alta Fedeltà, e conclude con il paradosso "chiudiamo i negozi di dischi proprio per salvarli":
Nel momento della smaterializzazione del supporto e dell'esaltazione del suo contenuto questa estrema volontà di rimanere legati ad un oggetto è quanto di più triviale possibile. [...] Perché continuare a vaschettare con piccoli polpastrelli quando tutto è a portata di mano? Perché questo gesto è quello di cui abbiamo bisogno per sentirci appartenenti ad una cerchia ristretta, aggrapparci all'abitudine e al rito nel momento di massima incertezza...

Dall'altro Marc Hogan su Salon, con un corposo articolo che analizza il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto del mercato statunitense, tirando in ballo istituzioni come Other Music o il Record Store Day e raccogliendo molti pareri autorevoli, senza prendere troppo posizione ma indicando alcuni elementi vitali per la "resistenza" di un negozio di dischi nel 2011. Da leggere.

[photo courtesy of Santeria]

Commenti

Simone ha detto…
A me l'idea della sparizione di tutti i supporti mi spaventa: non toccare più le cose mi sembra ogni volta un dramma, ma soprattutto pensare a cose cloud system (anche se nel post non è citato) mi altera l'umore.