At least be confused

 Architecture In Helsinki Questa sera gli Architecture In Helsinki arriveranno in concerto all'Estragon di Bologna. Sapete dove trovarci.
Nella redazione di polaroid regna un'eccitazione indecorosa. Si dice che la versione barocca, bulimica e intelligente dell'indiepop messa in piedi dal collettivo australiano abbia dal vivo effetti trascinanti e contagiosi, e noi non aspettiamo altro che vederli stringersi tutti sul palco, sfoderare i loro sorrisi migliori e lanciarsi nelle danze.
Gli Architecture In Helsinki hanno pubblicato quest'anno un (altro) disco meraviglioso, e chi ci ha ascoltato qualche volta in radio sa che quasi ogni settimana lo abbiamo suonato un po'. Come un incantesimo dal quale non vogliamo uscire.
Qualche mese fa, sulle pagine di Losing Today La Laura scrisse queste parole per tentare di descriverlo:

 Architecture In Helsinki, 'In Case We Dire' «Basterebbe dare un'occhiata al loro sito per innamorarsi istantaneamente degli Architecture in Helsinki. In Case We Die è un disco che ti lascia senza parole. Nel senso, dopo quaranta minuti sei talmente stordito che proprio non ti senti di aggiungere altro. Verrebbe da dire che questo super gruppo di Melbourne deve aver tenuto le dita ben incrociate, come recitava il titolo del loro precedente album (cosa peraltro non semplice, se si considera che, per quanto numerosi, gli strumenti che suonano e i pulsanti che pigiano sono ben di più), per dare a un progetto tanto rischioso un esito così felice.
L'indiepop di In Case We Die è una biglia in un flipper con l'immagine di Beck Hansen sul display, e il dubbio può anche sorgere: hanno imparato la lezione così bene che possono ripeterla al contrario e a testa in giù e con il raffreddore, o semplicemente non hanno capito un accidente? A questo proposito una veloce occhiata all'umorismo nero e alla secca autoironia dei testi (un disco indiepop che ha per tema la morte!) potrebbe essere rivelatrice.
"The most I have to say isn't really that revealing at all" dicono loro, ma è qualcosa di troppo divertente per essere taciuto».

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