Drink your souvenirs and go your way

Riascolto Peloton dei Delgados e mi stupisco di quanto sembri già così lontano (non vecchio, anzi: c'è una ricchezza di suoni che ancora lascia ammirati).

Nonostante il successivo "The Great Eastern" e l'ultimo "Hate" abbiano ricevuto recensioni anche migliori, per quanto mi riguarda il gruppo di Emma Pollock resterà sempre legato alle melodie contenute in quei cinquanta minuti tra "Everything goes around the water" e "The weaker argument defeats the stronger".

Tutta l'attenzione che nel giro di pochissimo tempo si era concentrata su un pugno di band e un paio di etichette (dai "veterani" Teenage Fanclub ai Mogwai, dai Belle and Sebastian agli Arab Strap) ha marcato quella stagione in maniera indelebile.
Ricordo che nelle classifiche di fine anno alla radio, oltre ai singoli e agli album, aggiungevano la "nazione dell'anno" solo per ricordare la Scozia.

In confronto, certi dischi dei Flaming Lips o dei Pavement, usciti almeno un lustro prima, oggi mi sembrano molto più "attuali".
Sarà perché i Delgados ogni tanto tirano fuori questi flauti sognanti (del resto siamo nella terra dei Celti) e hanno un'idea così "matura" di canzoncina pop, e sanno dosare con grazia anche lo scatto più aggressivo e rumoroso.
O forse, tanto per cambiare, sarà perché mi ricordano certe cassette che all'epoca usavo fare a una certa ragazza, e un viaggio per andarli a sentire suonare a Rimini (dove torneranno sabato).

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