Buster Keaton e Marceline Day in 'The Cameraman'
Accoglienti le poltrone del Lumiére dopo la tortiera di lepre, noci e prugne.
Ci saremmo forse appisolati se non fosse apparso Buster Keaton, accompagnato dal pianoforte in sala di Marco Dalpane.
Accorgersi che quelle gag (vecchie quasi di un secolo) ci stavano ancora raccontando qualcosa di noi è stato entusiasmante.

Dentro l’apparente semplicità meccanica di One week (1920), corpi che rimbalzano e oggetti che si ribellano, nella sua ironia amara verso una fiducia nel futuro prefabbricato, ci è venuto spontaneo leggere oggi la stessa ironia nei confronti della non funzionalità post moderna (quante volte Gehry avrà visto questo film? I suoi edifici assomigliano in maniera imbarazzante alla casa che la giovane coppia di sposi costruisce seguendo le istruzioni sbagliate).

Nemmeno il tempo di riaccendere le luci e partiva il capolavoro The Cameraman (1928), la storia di uno squattrinato fotografo che si improvvisa cineoperatore inseguendo la ragazza di cui è innamorato.
Le prime scombinate riprese del goffo Keaton sono un delirio di sovrimpressioni, moviole al contrario e scene fuori fuoco, mentre il reportage riuscito è tale perché dietro la macchina da presa c’è una scimmia. Secondo il buon Mereghetti, in questo film si incontra una critica del linguaggio cinematografico: le due situazioni, infatti, offrirebbero un’icona del cinema d’avanguardia (alla Vertov) da un lato, e del cinema hollywoodiano dall’altra.

Forse, si può aggiungere che qui il linguaggio cinematografico sta per tutto il linguaggio. E ne risulta un parziale pessimismo di Keaton: da una parte, infatti, la scelta poetica (per quanto fatta da mano umana) rischia di essere ridicola e aleatoria; dall’altra, il realismo e l’uso razionale e “giornalistico” del linguaggio sembra alla portata anche di una scimmia.

Il “terzo elemento” che fa uscire la storia dal vicolo cieco del cinismo (e che è anche il motore primo della vicenda) è l’Amore. Come il film The Cameraman è un film d’amore (più e prima che una dissertazione sulla natura del linguaggio), così la dicotomia prosa-poesia sembra risolversi o scomparire quando il corpo di gomma di Keaton si impone e persiste nelle peggiori situazioni, appeso al suo sguardo innamorato.

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