Tumble down

Terry Malts - Killing Time
Tra la prima e la seconda canzone di Killing Time una voce di ragazza un po' annoiata e un po' smarrita confessa "I'm so desperate for some fun". Credo che il motivo per cui l'album di debutto dei Terry Malts per me rappresenta ancora l'uscita più importante del primo trimestre 2012 sia tutta qui, in questa confessione all'apparenza ingenua, in questa plateale resa a una fame universale, inquieta, senza tempo.
Sulla copertina campeggia un adolescente buttato sul letto che fissa il soffitto, una maglietta con la scritta "Mental Reject", una birra sulla pancia e la tv accesa su nessun canale. I colori tetri della scena fanno a pugni con la scritta fluo. Tagli frantumano l'immagine in schegge disordinate.
Del resto, nel titolo dell'ultimo singolo la band di San Francisco dichiarava I'm Neurotic. E più avanti nel disco racconta "Man, I hate my job [...] where is the weekend? I'm gonna lose my head". Frustrazione, pensieri confusi e in mezzo improvvise illuminazioni (No Sir, I'm Not A Christian), e nemmeno i sentimenti stanno meglio. In un ritornello i Terry Malts implorano "I just want to be with you", in un altro fanno tutti gli aggressivi, "your love makes me nauseous", e poi finiscono per commiserarsi: I'm No Good For You.
Un'urgenza caotica che non sta ferma un attimo: I Do è uno dei momenti più impetuosi del disco. Il suono è abrasivo a livello di guardia, le canzoni sembrano suonate raccogliendo chitarra basso e batteria dal marciapiede del Rock dove li avevano gettati un attimo prima, ancora incandescenti, Buzzcocks, Ramones o Jesus and Mady Chain. C'è anche altro, una propensione quasi bubblegum per certe melodie appiccicose, e infatti la voce non è mai del tutto sepolta dai feedback che tappezzano ogni secondo della musica. Ma non c'è tempo per girarci troppo intorno: quattordici canzoni in 33 minuti sono una discreta media e tutte a ritmo parecchio, parecchio sostenuto, quasi furibondo (tranne forse la logorante Waiting Room, che racconta il tedio di un'attesa proprio giocando sulla reiterazione). Il resto è frastuono punk a rotta di collo, ma con dentro quell'eterna e nervosa insoddisfazione che il ragazzo sulla copertina conosce bene. E io ho voglia, ho bisogno di un disco così, che mi faccia fare le capriole al cuore, "tumble down pa pa pa pa..."

(mp3) Terry Malts - Tumble Down

Commenti

Anonimo ha detto…
spacca!