From Kortedala with love
Intervista a Jens Lekman

Ancora sospeso tra l'atmosfera del concerto di martedì scorso al Teatro Rasi e l'attesa per quello di domani al Viper, posto qui una versione quasi integrale dell'intervista che Jens Lekman ha rilasciato a MAPS, il programma del pomeriggio di Città del Capo Radio Metropolitana.
Ringrazio Jonathan Clancy che l'ha curata e trascritta. Potrete sentirla in onda (e ritrovarla nel podcast) oggi, a partire dalle 16.

(Grazie a Lucio per le foto)



Jens Lekman live @ RavennaJonathan: Ciao Jens, per prima cosa grazie per aver reso l'intervista possibile. So che avete avuto qualche inconveniente durante il viaggio e sei appena sceso dal furgone...

Jens: Nessun problema!

Jonathan: Siamo molto curiosi di sapere che tipo di line-up avrai questa sera dal vivo. So che lavori con parecchi samples e c'è questa collaborazione con Viktor Sjöberg che sta sul palco insieme a te. A che tipo di live assisteremo?

Jens: A questo giro, oltre a Viktor, ci sono gli archi e poi basso e batteria. Mi piace. Purtroppo non avevamo abbastanza soldi per portare anche i fiati, ma gli archi compensano abbastanza bene. C'è questa vibe alla Dexys Midnight Runners... Un po' come il pezzo
Celtic Soul Brothers.

Jonathan: Come lavorate con i samples live?

Jens: Viktor ha questo affare con tanti bottoni. È veramente orrendo... Sembra che suoni nei Linkin Park o qualcosa del genere. Spinge quei pulsanti ed escono i samples. A dir la verità non ne capisco molto, ma lui sa quello che sta facendo.

Jonathan: Suonare in questo modo dal vivo potrà influenzare i tuoi prossimi dischi?

Jens: Mmm, non ne sono sicuro. Di solito non sono influenzato dalle persone con cui suono perché mi ritrovo a fare tutto da solo. Ho provato a registrare con una band in passato ma non ha funzionato. Devo proprio fare tutto da solo!

Jonathan: Stai scrivendo canzoni nuove? Ci stai lavorando?

Jens: Mi sono appena trasferito in Australia e lì ho scritto un po' di pezzi nuovi, sono diversi, un po' differenti dalle cose che ho fatto in passato. Sono più caldi. Le canzoni sono più "rilassate", in un certo senso. Sai, tutti i giorni mi svegliavo, facevo una colazione incredibile, c'erano degli odori e profumi stupendi, era estate in Australia. Secondo me le canzoni sono influenzate da questo. La mia mente era rilassata e completamente a suo agio.

Jonathan: Le tue canzoni non sono quasi mai apertamente politiche, però di certo qualcosa si può leggere tra le righe. So che l'anno scorso in Svezia c'è stata una svolta importante, ora al governo c'è la destra. È forse uno dei motivi che ti ha spinto a cambiare aria?

Jens: No, veramente no. Amo ancora la Svezia nonostante ci sia questo governo conservatore. Mi sono trasferito in Australia perchè ho tanti amici lì. Prima amici musicisti, che poi mi hanno fatto conoscere altri amici.

Jens Lekman live @ RavennaJonathan: Ho letto l'intervista per Pitchfork dove spiegavi che hai la tendenza a scrivere canzoni "profetiche", nel senso che scrivi di cose che non ti sono successe e che dopo, in qualche modo, ti accadono. Ci sono storie del disco che nel frattempo si sono trasformate in realtà?

Jens: Beh, mi sa che quasi tutte le canzoni del disco si erano avverate in qualche modo quando il disco è stato pubblicato. Fammi pensare...
Sipping On the Sweet Nectar è interessante: volevo scrivere una canzone a proposito di una cosa che era successa due anni fa (forse è meglio che non entri nei dettagli), una cosa che mi rendeva triste e mi aveva buttato giù. Una volta finita la canzone mi sono accorto che avevo completamente cancellato qualsiasi riferimento a quello che era successo in realtà. La canzone non era completamente diversa, avevo solo eliminato una serie di eventi. Faceva parte del processo della canzone, per questo l'ho scritta. Nel momento in cui l'ho conclusa avevo superato il problema.

Jonathan: C'è stato qualche sviluppo nella storia di
Nina?

Jens: No direi di no. Vive in America ora e l'ho visto poco tempo fa. Non è successo niente di nuovo, anche se devo rispondere spesso alla domanda: "Ma esiste veramente?"

Jonathan: Uno dei versi più belli di questo disco è "What's broken can always be fixed / what's fixed will always be broken" da
Your Arms Around Me. Nella prima versione live del pezzo quei versi non c'erano: cosa ti ha spinto a inserirli?

Jens: Secondo me era solo un modo migliore per finire quella strofa. Non voglio rovinarvi la magia, ma l'ultimo verso, insomma, non era veramente finito, era qualcosa che che non mi metteva a mio agio.

Jonathan: Un'ultima domanda: che rapporto hai con l'Italia? Una volta avevi anche cantato una canzone in italiano, contenuta in un vecchio Ep per il tour australiano...

Jens: Sì, fammi pensare...
La Strada Nel Bosco. Passavo molto tempo in Italia quando ero un bambino. Ci andavo in vacanza anche quando stavo male. E ogni due tre anni ci torno e mi fa stare bene, mi rinfresca. Sono stato nella parte settentrionale. Sono stato spesso sul Lago di Garda, adoro quel posto. Poi sono stato a Venezia ma non mi è piaciuta molto.

Jonathan: Ti hanno fatto ascoltare musica italiana da piccolo? Ricordi qualcosa?

Jens: Sì, mi ricordo che avevamo dei vicini di casa italiani. Sai, sono cresciuto in un quartiere dove solo il 5% degli abitanti era svedese. Il resto era un misto di culture. Durante l'estate nostri vicini italiani facevano questi barbecue enormi in giardino e tutti quanti venivano e cantavano le canzoni del proprio paese.

Commenti

Anonimo ha detto…
Grazie! E in bocca al lupo per domani a Firenze.
Hai visto il cambio di programma dell'ultima ora? In apertura non ci sono più gli Amycanbe, ma i Comaneci...
Iconoclastique ha detto…
you're NOT so silent, Jens
Valido ha detto…
Ogni volta che leggo "I" Comaneci (che e' corretto, lo so) non posso fare a meno di pensare anche "LE" Smashing Pumpkins. E' piu' forte di me.
Anonimo ha detto…
però in inglese non c'è distinzione tra gli e le.....è solo "the"...molto più democratico che in italiano. Comaneci sono nati in due (1 ragazza e 1 ragazzo) e per un anno sono stati i comaneci, da quando sono in tre ho letto che preferiscono omettere l'articolo...quasi come in inglese.
Niente maggioritario dunque.

luisa