Bloodbaths



L'esibizione di Morrissey alla Roundhouse, durante la prima delle sue sei date consecutive, si può sintetizzare nel momento in cui il nostro, con aria annoiata, ha dichiarato "I don't really feel the need to say anything historically funny before this song" per poi lanciarsi in The world is full of crashing bores.
Beh, caro il mio Moz, relativamente alla tua carriera è vero, non ne hai bisogno, niente da obiettare, figurati. Ma relativamente alla serata... come dire, ecco, avrei gradito che invece lo dicessi qualcosa di divertente, magari pure storico. Così, tanto per movimentare e rimediare a una scaletta fiacchina e a una band patetica.
Ad ogni modo, giusto per venire subito a meno alla mia prima promessa, ho approfondito la faccenda direttamente su Vitaminic.

Dopo l'avventurosa esperienza di giugno scorso in apertura di una serata White Heat da Madame Jo-Jo sono inoltre tornati a Londra anche i nostrani A Classic Education, più rodati, più belli (al violino c'è Cathy dei Fanfarlo) e più determinati che mai. Giusto in tempo per perdersi la prima caduta di governo del 2008.
L'atmosfera al Buffalo Bar per il Rockfeedback del giovedì è caldissima, e loro si presentano così:

E poi è un crescendo.
Rispetto all'ultima volta che li ho visti (luglio, prima degli Arcade Fire) i suoni sono finalmente belli pieni dall'inizio alla fine, e questo permette loro ad esempio di spostare l'arcinota Stay, son in terz'ultima posizione senza perdere un grammo di consistenza.
Tra una bomba e l'altra Jonathan si lavora la folla in scioltezza, e sul finale scatta addirittura l'invasione di palco: se c'era da impressionare qualcuno, meglio di così non poteva andare.

E se si accontentavano di impressionare almeno me neppure gli Agaskodo Teliverek potevano fare di meglio, anche se già piazzare al microfono una frontman giapponese significa guadagnare il permesso automatico di suonare qualsiasi cosa (tranne i CSS).
Gli altri membri della band invece sono ungheresi e così brutti che a confronto Lightspeed Champion è intrigante, e per di più si presentano con una tenuta - t-shirt gialla aderente, shorts, calze al ginocchio, scarpe bianche - che è un'aperta sfida a Borat a un match all'ultimo sangue di ping pong.
Ma quello che ci interessa è che sonicamente spaccano: prendete le allegre cavalcate strumentali degli Hemstad, schiaffeggiatele, incappucciatele, portatele tipo dove hanno girato Hostel, staccatele le dita dei piedi con una pinza e... scusate, mi stavo lasciando trasportare; mettete la suddetta frontman giappo, poco convinta ma divertitissima, a fare un po' di coreografia e strillare cose a caso, e il gioco è fatto. Irresistibili.
In chiusura di serata i Cat the Dog: hanno firmato Virgin due giorni fa, e non sono altro che una cover band dei Nirvana quando va bene e dei The Vines quando va male.
Su NME ne andranno matti.

>>>(mp3): Morrissey - That's how people grow up
>>>(video): A Classic Education - Stay, son (live @ Buffalo Bar, London)
>>>(video): Agaskodo Teliverek - Gay Hussar

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