Di cosa parliamo quando parlo da solo

Lunedì finirò gli avanzi, qui sono le due del pomeriggio di un sabato di mezzo luglio, si sciolgono i poster dalle pareti, e le voci intorno sono quelle di Isoradio, viaggiare informati informa di nove chilometri di coda alla dogana di Brogeda, si affollano luoghi fantastici come la Via Pontina, il raccordo tra Sicignano e Potenza, poi c'è Sfiorivano le viole di Rino Gaetano che qui, in questo momento esploso ed immobile, è una cosa capace di scavarmi dentro una solitudine che quasi non ce la faccio, mentre io aspettavo teeeee, e mi torna alla mente come uno schiaffo il ricordo di un rumore di onde sentito da lontano, ero da solo anche quella volta, e tuuuuu prendevi la mia mano, a quel punto mi allungo a cambiare stazione, e c'è la voce di Emidio Clementi che legge un racconto, lì, sempre alla radio, dice che spesso per scrivere resta steso sul divano e allora la sua ragazza gli chiede di fare la lavatrice, e anche io sono steso sul divano, il profumo del melone troppo maturo ancora tra le dita, non scrivo e non ho una lavatrice, non mi muovo mentre cade un altro poster, fuori è tutto così illuminato che riesco quasi a vedere attraverso le tapparelle abbassate, attraverso i palazzi di fronte, oltre i Giardini Margherita, oltre le gelaterie, i benzinai, le edicole chiuse, fino alle spiagge, fino alle spiagge, fino alle spiagge.

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