Che cosa ascoltiamo quando ascoltiamo la musica

!!! - 'Louden Up Now'Magari sono l'ultimo ad accorgermene ma ho scoperto che se digiti tre punti esclamativi su Google non ottieni nulla.
Devi proprio tradurre "chk chk chk" per arrivare direttamente alla pagina dei !!!, dove nella biografia si contemplano pronunce alternative come "chicchicchic, powpowpow, uhuhuh"...

Questo per dire che Louden Up Now, il loro secondo album uscito lunedì, è un po' sulla bocca di tutti e al tempo stesso sfugge: sorte che mi pare tocchi a sempre più dischi ultimamente.
Me lo faceva notare ieri inkiostro: "a me i !!! piacciono, [...] però non so, ho come idea che questo cd sul mio lettore non durerà ancora per molto".

Segnalava poi una recensione apparsa sulla webzine I-Dbox nella quale si sostiene che "sentiremo presto parlare di loro. Le riviste di musica li incenseranno con lodi trionfalistiche [...] Louden Up Now è bellissimo, esaltante, unico", e che però concludeva dicendo che "Ogni nuova uscita discografica oggi lascia il tempo che trova e vedrete che, come è successo per i Rapture, tempo tre o quattro mesi e probabilmente non l'ascolterete più".

Come ho già scritto nei commenti al suo post, non mi pare tanto questione di cinismo o meno, come sostiene Ink. Trovo la recensione tutto sommato accettabile perché mi pare colga in qualche modo una certa stanchezza, che avverto anche io certi giorni.
A differenza dei fratelli maggiori, noi abbiamo la possibilità di ascoltare davvero tanta, troppa musica (noi che, oltretutto, facciamo altro di mestiere).
Abbiamo accesso a una quantità di informazioni (così, per hobby) che semplicemente paralizza.

Tra le altre conseguenze di questa situazione, capita che riusciamo a "emozionarci" davvero poche volte ormai, e anche quando succede dura un tempo molto più breve, senza memoria.
E anche quando succede, resta sempre un gusto fasullo in bocca, o peggio, la paura di sembrare fasulli.

Ad esempio, un altro disco parecchio citato ultimamente è il nuovo di Morrissey: in un certo senso hanno tutti ragione a tirare in ballo storie di vent'anni fa, ma facendo così è evidente che si allude anche alla nostalgia per un'epoca in cui ascoltare era un'esperienza molto più totalizzante (non mi vengono altri sinonimi, scusate), un'epoca nella quale se incontravi la musica che cercavi ti poteva cambiare.
Ora l'esperienza dell'ascolto è a un altissimo livello di frammentazione e di velocità (e in un certo senso è anche più competitiva). E ascoltare non significa più la stessa cosa (no meglio, no peggio).

Ecco: mi pare che da tutta questa specie di disillusione per le condizioni in cui ascoltiamo musica oggi (condizioni che poi, in certi giorni in cui sono di umore migliore, potrei anche definire "fortunatamente fertili") credo nasca una recensione come quella che Inkiostro cita.
E il cinismo da quattro soldi di cui siamo capaci non è più pesante di un mp3.

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