Thank you for the music (3)
Una polaroid di musica in nice price

The Jesus & Mary Chain 'Psychocandy'Suggerisco una nuova parola per gli episodi del dizionario fantastico di Frammento: “prevedebole”, ovvero persona che si lascia di frequente sopraffare da circostanze niente affatto ineluttabili.
E’ una parola che mi piace e che trovo mi si adatti.
Tipo, secondo me giovedì sera in radio, dopo Noisy Summer dei Raveonettes, non potevo proprio fare a meno di suonare i Jesus and Mary Chain. E quando dico Jesus and Mary Chain intendo proprio quelli “tradizionali” di Psychocandy. Sono fatto così: un ragazzo semplice.

Nonostante di ritorno dello Shoegazing ne abbiano parlato ormai anche su Cronaca Vera e Torre di Guardia (pur con tutto il rispetto per Mr. Presenzialist), provate a mettere nello stereo all’ora di cena, con fare distratto, You trip me up o In a hole, e vedrete se qualcuno in casa non cercherà di cambiare musica prima di sedersi a tavola. In auto, invariabilmente, qualcuno avrà mal di testa. Alle feste la gente non saprà come ballare (del resto Gillespie intendeva il drumming come “colpire la batteria e poi colpirla ancora”).
Si può dire che quel suono, nato a Glasgow per opera dei fratelli Jim e William Reid nel 1984 (ma sapientemente fatto conoscere al mondo da Alan McGee a Londra l’anno successivo), sia stato più influente di quanto sia stato davvero assimilato. Perché rimane troppo vuoto “dentro” quell’accumulo di rumore, e al tempo stesso si capisce che è troppo sentimentale quello sfigurare e corrompere in continuazione ogni melodia, ogni dolcezza. Just like honey: e noi prevedeboli ci abbandoniamo.

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