Due scrittori is meglio che one

FIRENZE -– Un'orda di giovani donne, tutte fan di Stefano Accorsi, ha assediato e devastato la libreria Feltrinelli di Firenze, dove venerdì sera l'attore ha presentato il film di Michele Placido Un viaggio chiamato amore di cui è il protagonista. Il passaggio delle fan ha avuto nella libreria l'effetto di un ciclone. Per avvicinarsi il più possibile ad Accorsi hanno rovesciato le pile dei libri, disfatto i cuscini dei divani, sganciato alcuni scaffali.
(La Repubblica, 8 settembre 2002, pag. 38)

Io non me n'ero neanche accorto, che Accorsi fosse da Leone d'oro, ma in fondo non me ne intendo, o forse ero accecato dalla Morante, una Sibilla Aleramo bella e credibile, e non era facile.
L'Aleramo è una figura eroica della nostra letteratura, anche se, onestamente, non ho letto nulla di lei. Ai suoi tempi la Repubblica delle Lettere Italiana era composta da due dozzine di maschiacci rudi, avezzi a risolvere i loro problemi ormonali in casino. In mezzo a questa caserma (in senso non solo figurato: è il 1915!), Sibilla vorrebbe starci da donna, incontrare chi le pare, scrivergli lettere, e innamorarsene pure. Ovviamente ne ha scaricati un po', e un altro po' hanno scaricato lei, e tutti quanti scaricati e scaricanti andavano alle Giubbe Rosse a raccontarsi storiacce sporche sul suo conto.

Campana era di tutti il più sciroccato, e alle Giubbe Rosse non poteva metterci piede, per una storiaccia d'inediti suoi dimenticati in un trasloco: ma sapeva quel che si raccontava sulla sua donna, e la cosa doveva veramente dargli ai nervi, già fragili. I critici, su di lui, oscillano fortemente: geniale poeta o pazzo qualsiasi? Io sarei per la seconda, e stavolta me ne intendo un po' di più, ma prevedo per l'autunno un grande revival, magari i Canti Orfici in un Mito Mondadori. L'"orda di giovani donne" ne andrà pazza, perché è un poeta che usa un sacco di aggettivi strani e va a capo quando gli pare, ed è bello immaginarsi Accorsi che li recita nudo sulle rocce dell'Appennino.

Leggo sull'enciclopedia che l'Aleramo è molto di più della nevrotica appassionata messa in scena dalla Morante: per esempio, fondò un'ottantina di scuole nelle campagne del Lazio, nel dopoguerra s'accostò al marxismo. Quasi mi viene il dubbio di leggerla. Chissà che non scrivesse davvero meglio, e cose più interessanti, dei suoi contemporanei maschi: D'Annunzio, Marinetti, Papini, Boine… sarebbe una bella rivincita.

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