Yeah Yeah Yeahs Vengono da New York, Julian Casablancas indossava una loro spilla all'ultima apparizione al Saturday Night Live, il Village Voice li definisce "the coolest band in the city right now", NME li tratta con sufficienza (per ora) e Rumore li ha liquidati in tre righe nel numero di maggio.
Ci sono tutte le premesse per fare degli Yeah Yeah Yeahs la band hype della primavera (e con il nome giusto).

L'ep d'esordio contiene cinque canzoni pesantemente influenzate da John Spencer e, dicono, Cramps (con un mezzo plagio finale dei Velvet Underground). Aggiungerei - sarò banale - pure certe cose di PJ Harvey.
Manca il basso ma non si nota: la cantante Karen O tenta di simulare abbastanza carisma che non si può fare a meno di sorridere e immaginare una serata al CBGB con parecchia birra e tutti i nostri migliori amici vestiti come future rockstar.

"It's our time time to be hated", cantano gloriosamente, ed è proprio quello che ci si aspetta dichiari una band nuiorchese finto ambiziosa formatasi un anno fa o poco più, e che negli ultimi dodici mesi ha fatto da spalla a Strokes e White Stripes.
Chissà, ho proprio voglia di stare a vedere se spariranno lungo i vicoli della Bowery oppure impareranno a suonare.

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