Ian McEwan «Quando tornai a sedere accanto al letto, mi ritrovai a fissare ancora una volta la fotografia incorniciata sull'armadietto. Anch'io avrei potuto innamorarmi di quella bellezza dal viso rotondo e dai capelli troppo addomesticati, del suo sorriso spigliato e radioso che accarezzava i bicipiti dell'amato.
All'innocenza era dovuto tanto fascino, e non solo all'innocenza della ragazza, o della coppia, [...] è la fotografia in sé a creare l'illusione di innocenza. L'ironia beffarda del tempo congelato regala ai soggetti l'apparente inconsapevolezza dell'alternativa tra il cambiamento e la morte. È del futuro che sono innocenti. A cinquant'anni di distanza, noi li guardiamo con la divina coscienza di quel che è stato di loro: da chi hanno sposato a quando sono morti, senza rivolgere un solo pensiero a chi un giorno avrà in mano le nostre fotografie».

da Cani neri, di Ian McEwan

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