altre cose, sempre più piccole e più stupide.

La persona che vedete qui, di cui non farò il nome, perché non è giusto, la persona che vedete è stata a modo suo protagonista della vita culturale locale negli splendidi anni ’90 (quando la nostra piccola città era una Capitale nel Cuore dell’Europa), e fin qui tutto bene.

Non è tanto per i libri che ha scritto – sì che ne ha scritti tanti, è di quel tipo di persone che ogni volta che lo incontri t’invita alla presentazione del suo ultimo – ma non è tanto questo, no. È per un’altra cosa che passerà alla Storia, e il bello è che lui non lo sa.

Vedi com’è ingiusto e beffardo il destino con alcuni. I Simple Minds erano un glorioso gruppo di New wave, ma passeranno alla storia per aver inciso un pezzo pop che Billy Idol aveva rifiutato: Don’t you, non-ti-scordar-di-me. E anch’io, chissà, con quel poco di bello o brutto che penso di aver fatto nella vita, probabilmente un giorno mi è scappata una cattiveria su un tizio, tra vent’anni questo vince il Nobel, e io verrò ricordato unicamente per aver detto quella cattiveria. Che è il vero motivo per cui cerco di non parlare mai male di nessuno (e non ci riesco).

Allo stesso modo, quest’uomo è partecipe di una gloria che non merita. Voi sapete che in Italia c’è una legge fascista (in senso storico: è un Regio Decreto degli anni ’20, direi) che impone a ogni pubblicazione un Direttore Responsabile: responsabile di che, non si sa: ma ci vuole, e dev’essere iscritto alla cupola dei giornalisti.

C’era, in quei dorati anni ’90, una splendida rivista di giovani redattori, senza un soldo ma con un certo stile, e anche una buona dose di tempo libero, da impiegare in cose più interessanti che non fossero l’affiliazione alla cupola. Gente sveglia, dall’intelligenza sovrumana: basti pensare che in pochi anni 4-5 di loro hanno ottenuto almeno un dottorato di ricerca, (tra i quali un maledetto biondino ventiquattrenne, porcaputtana, ma c’è giustizia a questo mondo?)

Per loro il regio decreto era un dettaglio: presero un’altra rivista, copiarono il colophon, e fu così che questo distinto giornalista divenne il loro Direttore Responsabile.

Lo seppe mai, lui? Lesse mai quella splendida rivista, destinata a proiettarlo nell’olimpo dei direttori responsabili? A me piace pensare di no. Probabilmente come Direttore Disponibile era stato già copiato-e-incollato a sua insaputa nelle più svariate riviste: bollettini parrocchiali, sport, caccia, pesca, riviste porno. Mi piace pensarlo un giorno in fila per entrare in questo olimpo, mentre si chiede: e qui cosa cazzo ci faccio?

Noi, per contro, non lo avevamo mai incontrato, non sapevamo nemmeno che faccia avesse, il nostro Responsabile. Come io sia poi entrato in possesso della sua immagine, è un’altra storia, e mi ci vorrà qualche anno per raccontarla. Bisogna sempre mettere in mezzo una certa distanza critica.

Psss: Jonathan, che giornale leggevi ieri? Mi è venuta voglia di leggere la famosa intervista. (La linchiamo?)

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