un frame dal video di Animals on Wheels Nell'introduzione a Memoria Polaroid del 1996, Douglas Coupland (il suo sito è un'opera d'arte in continua trasformazione) scriveva queste parole:
«... a mano a mano che il nostro mondo sembra "accelerare", le date di scadenza timbrate su quel qualcosa che "dà il senso di un'epoca" tendono a sovrapporsi sempre di più, oppure perdono importanza. Mi capita di trovarmi a ripensare con malinconia a quel periodo di neanche tre anni fa, per dire, in cui le camere da letto degli adolescenti erano tutte un florilegio di decalcomanie di margherite e il grunge dominava le piste da ballo. A un altro livello, penso ai tempi in cui l'esigenza di "interfacciarsi" non aveva ancora pervaso la forza-lavoro mondiale del suo immaginario onirico fatto di fobia del ritorno all'era pretecnologica e obsolescenza selvaggia, come succede oggi. In cinque anni ne è passata di acqua sotto i ponti. [...] idee che un tempo venivano considerate "marginali" o "devianti" sono divenute dominanti nel dibattito quotidiano; la medietà è scomparsa; i diritti acquisiti si sono volatilizzati; l'ironia è ascesa al potere; un flusso ininterrotto di macchinari sempre nuovi ha generato rivolgimenti sociali sconfinati... e alla fine resta la sensazione che quanto è successo anche solo la settimana scorsa sia roba di dieci anni fa».

Ecco, adesso sapete anche perché ci piaceva il nome Polaroid come titolo del programma.
E per un sacco di altri motivi.
Ma per stasera basta. Aggiungo soltanto che la sigla d'apertura si intitola Palid ed è opera di Animals on Wheels (date un'occhiata anche al suo nuovo sito Everything was beautiful and nothing hurt ), musicista inglese che risponde al nome di Andrew Coleman e che ha una biografia davvero molto in sintonia con lo stile di Polaroid.

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